Europa Verde per un confronto tra alternative reali sullo stadio Tardini

Europa Verde pubblica il proprio intervento nell’ambito del processo partecipato indetto dal Comune di Parma.

NEL CUORE DELLA CITTA’

Il rifacimento dello stadio, collocato nel cuore di Parma, è un evento infrastrutturale di una tale entità che non può passare in sordina, è di un’entità tale che non può non suscitare sacrosante reazioni, diverse e contrastanti per l’impatto che avrà, sin dalla lunga e incerta fase di cantiere, sulla vita e sulla qualità della vita di moltissime persone. Un evento così ha un impatto, non necessariamente negativo, ma estremamente complesso. Questo è un intervento a cuore aperto sulla città, non può che esser fatto con la partecipazione della cittadinanza che ci deve vivere e intestardirsi su di un progetto assolutizzandolo, senza una reale discussione, potrebbe portare ad esiti controproducenti come avvenuto per la Ghiaia.

E invece…

LA PARTECIPAZIONE CHE NON C’E’

Europa Verde ha deciso di prendere parte a questi incontri con un intervento scritto, perché abbiamo realizzato che questo è l’unico momento in cui alla nostra forza politica è data la possibilità di dire qualcosa sul progetto per un nuovo stadio nell’area Tardini. Il progetto del nuovo stadio non è infatti approdato per un confronto nel nuovo Consiglio Comunale e alle forze politiche non è stato possibile suggerire modifiche al processo partecipativo, che tra l’altro si pone al di fuori dei criteri stabiliti dalla Legge regionale 15/2018. La Giunta ha deciso di ammettere alla discussione solo una delle ipotesi, tra quelle che hanno animato il confronto in questi mesi, escludendo di fatto le proposte alternative e le valutazioni di una parte significativa della città.

LE ALTERNATIVE

Le possibilità alternative sarebbero state almeno quattro:

– reale riqualificazione dello stadio esistente;

– il progetto attuale di demolizione e ricostruzione in loco, con centro commerciale;

– delocalizzazione del nuovo stadio in un’area dismessa di proprietà pubblica, come l’ex mercato bestiame, e la conversione dell’area Tardini a spazio verde con impianti sportivi accessibili alla cittadinanza;

– non fare nulla.

Perché non prenderle in considerazione seriamente tutte e confrontarle per valutare quale di queste opzioni produce i maggiori benefici per la collettività? Si può ampliare e cambiare la propria valutazione se ci si confronta davvero anche con visioni alternative dei problemi e delle soluzioni, con l’obiettivo del bene pubblico.

E così, avviando un vero processo di partecipazione e mediazione, un problema, una necessità della città potrebbe diventare un’opportunità di crescita per tutta una comunità, cosa che – con tutto rispetto per i professionisti qui ingaggiati – non potranno essere questa serie di incontri, perché non sono stati pensati con questo obiettivo, ma piuttosto per creare consenso attorno ad una decisione già presa.

LA POLITICA SI RIPRENDA IL PROPRIO RUOLO!

Perché è sempre più difficile per sindaci e amministratori pubblici entrare in una vera trattativa culturale-economica-tecnica con imprenditori e portatori di interessi economici, che con sempre meno fatica riescono ad imporre alle città e al loro territorio la propria visione privata?

Sulla base del suo programma elettorale: <<riteniamo che il rinnovamento dello stadio sia una opportunità per lo sport cittadino ma il progetto presentato dovrà essere sviluppato e rivisto, perché diventi una opportunità per il quartiere, anche mediante un percorso di condivisione con la città>> ci aspettavamo che il sindaco Guerra e la sua maggioranza, anche in segno di discontinuità con le decisioni assunte dalla precedente amministrazione, riaprisse la discussione sul progetto, e sulla sua localizzazione, avviando un reale processo di confronto con la cittadinanza, e dando voce innanzitutto alla vocazione sportiva di un luogo incastonato nel suo quartiere, tra case, scuole e parchi.

Politicamente ci preoccupa invece constatare la fragilità di una amministrazione comunale che, ancora una volta, sembra non si possa permettere di sognare ciò che è meglio per tutta la cittadinanza. Temiamo che l’amministrazione non si sia seduta alla pari con gli interlocutori economici, rinunciando così alle proprie prerogative nella determinazione delle scelte urbanistiche e al proprio ruolo di tutela degli interessi pubblici, cosa che invece avrebbe potuto fare con l’aiuto di consulenti simili a quelli ingaggiati in questi incontri pubblici. Per intenderci, negoziare tra costi e benefici è quello che facciamo in famiglia con il caro bollette: valutiamo tutte le proposte e non ci permettiamo consumi a tutti i costi.

Purtroppo, se non si ha chiaro il proprio ruolo di ente pubblico, e non si negozia sotto tutti i profili, sociale, culturale, economico, ambientale, urbanistico, va a finire che l’interlocutore privato fa prevalere unilateralmente le sue scelte e i suoi interessi economici a discapito di quelli pubblici, come appare evidente dalla scelta localizzativa e da una concessione gratuita di 90 anni per un’area preziosissima nel cuore della città. Un vero e proprio regalo di un bene pubblico all’attuale proprietario del Parma Calcio, che un domani potrà essere ceduto ad altri privati.

Per concludere, facciamo nostra la provocazione di Antonio Mascolo: come fanno tutte le aziende si dovrebbero legare i progetti ai risultati e iniziare a discutere seriamente di rifacimento del Tardini solo e soltanto dopo una stabile permanenza della squadra in serie A.

Sara Fallini coportavoce EUROPA VERDE