9. SVILUPPO ECONOMICO, LAVORO E INNOVAZIONE

IL PROGRAMMA

9. SVILUPPO ECONOMICO, LAVORO E INNOVAZIONE

Parma si contraddistingue per i suoi prodotti a denominazione di origine e per i marchi agro-alimentari di qualità che sono noti ed esportati in tutto il mondo. Oltre metà del fatturato industriale è prodotto dal settore agroalimentare e da quello della meccanica ad esso connessa. Parma ospita inoltre fiere di rilevanza internazionale, come Cibus, poli di ricerca e sperimentazione, scuole universitarie di alta formazione. E’ citta creativa Unesco per la gastronomia e sede dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare. Tutto questo porta, a buon titolo, a celebrare Parma come capitale della Food Valley.

Purtroppo, però, le scelte urbanistiche e infrastrutturali del Comune, come pure di altri enti, non sono state negli anni coerenti con questa vocazione, anzi, hanno deteriorato e ancora minacciano la risorsa che sta alla base delle produzioni e della loro immagine, ovvero il territorio e il suo paesaggio.

Le precedenti amministrazioni di centro-destra hanno promosso un consumo di suolo e una dispersione urbana incontrollati che ha trovato il suo freno solo nella crisi economica conseguente all’esplosione della bolla immobiliare del 2011. L’amministrazione uscente non ha nei fatti invertito la rotta, ma anzi ha consentito l’insediamento di nuovi centri logistici ad alto consumo di suolo e ha promosso infrastrutture inquinanti e impattanti come l’Aeroporto cargo e la Via Emilia Bis.

Se davvero si vuole tutelare e promuovere l’economia della Food Valley, servono scelte coerenti anche in tema di pianificazione territoriale e di infrastrutture. Il saldo zero di consumo di suolo va realmente applicato e non semplicemente enunciato. I nuovi insediamenti produttivi devono essere occasione di rigenerazione di aree già urbanizzate e portare lavori qualificati ad alto tasso di innovazione in linea con gli obiettivi di transizione energetica ed ecologica e di economia circolare. I voli cargo, i camion e i capannoni per la logistica vanno lasciati ad altri e semmai limitati alle aree ancora disponibili del CEPIM connesse con la rete ferroviaria.  

Lo stesso discorso vale per il piccolo commercio. La stagione dei grandi centri commerciali, che l’attuale amministrazione non ha voluto davvero superare autorizzando la costruzione del più grande di tutti, ossia il Mall di Baganzola, ha inferto un duro colpo al tessuto del piccolo commercio già prima dell’avvento dell’E-commerce e degli effetti nefasti della pandemia. Servono ora politiche di sostegno innovative e mirate per rivitalizzarlo ed evitare la completa desertificazione, soprattutto nel centro storico. E anche per il turismo, altro settore con un rilevante potenziale economico che trova nell’agroalimentare uno dei suoi motori, serve una politica coerente che tuteli il paesaggio e leghi maggiormente la città al suo territorio rendendolo fruibile attraverso una rete di percorsi a mobilità dolce.

Le proposte:   

  • Parma Food Policy: rafforzare l’immagine di Parma come sistema alimentare sostenibile e di qualità promuovendo la creazione di un bio-distretto provinciale (petalo 4) e adottando una Parma Food Policy (PFP) con l’obiettivo di valorizzare le filiere corte locali e la biodiversità agricola e di mettere a sistema l’approvvigionamento del cibo per renderlo disponibile e accessibile ai suoi cittadini, valorizzando il territorio e il paesaggio agricolo periurbano, garantendo i diritti e la sicurezza dei lavoratori anche nel quadro della legge regionale per l’economia solidale;
  • Mercati alimentari: Parma capitale della Food Valley e Città gastronomica Unesco non ha un mercato alimentare permanente degno di questo nome. In raccordo con il gestore dell’area, va ristabilita la vocazione alimentare dello spazio mercatale della Ghiaia e realizzato un mercato alimentare permanente al coperto che potrebbe trovare spazio nei padiglioni dell’ex deposito TEP (Petalo 1); vanno promossi e creati nuovi mercati contadini nei quartieri e nelle frazioni sfruttando anche i finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale;
  • Centro Agroalimentare (CAL): superata la fase più critica, il CAL deve proseguire nella azione di rilancio già avviata puntando a sviluppare collaborazioni e piattaforme internazionali e a rafforzare l’integrazione con gli altri CAL della Regione, anche sul piano societario;
  • Fiere di Parma: dopo la negativa dismissione di quote societarie da parte di Comune e Provincia nel 2017, il Comune e gli altri soci pubblici devono preservare la loro quota di partecipazione di maggioranza e mantenere il controllo e l’indirizzo gestionale; va ulteriormente promossa la proiezione internazionale e la collaborazione con altri poli fieristici assicurando però il radicamento territoriale di fiere come Cibus;
  • Commercio: va tutelato e sostenuto il piccolo commercio anche per il suo fondamentale contributo al presidio sociale e alla vitalità del tessuto cittadino. Da questo punto di vista va chiusa definitivamente la stagione dei grandi centri commerciali e vanno trovate soluzioni di riutilizzo e conversione di uso per quelli che versano in stato di semiabbandono (ex: centro le Vele di San Prospero); occorre ridurre gli oneri e le tariffe a carico dei piccoli esercizi commerciali, ad esempio attivando la tariffa a corrispettivo per i rifiuti con possibilità di scaricare l’IVA, e semplificare le pratiche amministrative; vanno individuate agevolazioni e defiscalizzazioni per la riapertura dei negozi sfitti facilitando anche l’insediamento di attività temporanee; serve infine flessibilità nei controlli per il rispetto delle norme attivando l’istituto della diffida prima di procedere a sanzioni.
  • Turismo: occorre incrementare un turismo di qualità con un’offerta che sappia trattenere per più notti i visitatori superando la politica degli eventi mordi e fuggi e di manifestazioni incoerenti con la vocazione ambientale ed agroalimentare di Parma (stop alla Mille miglia); va promosso un turismo esperienziale che leghi maggiormente città e territorio con un approccio di area vasta e un’offerta integrata in raccordo con la Destinazione Turistica Emilia; in quest’ottica, e in coerenza con lo sviluppo della mobilità sostenibile (petalo 3), vanno rafforzati i percorsi ciclo-escursionistici in entrata ed in uscita dalla città per collegarli ai luoghi di produzione delle eccellenze gastronomiche, ai punti di interesse storico-ambientale del territorio (Paradigna, le regge ducali, i castelli, i parchi regionali e nazionale) e alle grandi direttrici sovra regionali come la Ti-Bre dolce, la Via Francigena, la ciclovia del Po VenTo; nei periodi di bassa stagione va promosso il turismo congressuale e quello legato all’organizzazione di eventi sportivi
  • Dimensione europea: va messa in valore la presenza dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e della Scuola Europea che rappresenta un formidabile strumento di marketing per profili lavorativi qualificati; va rilanciato il Collegio Europeo;
  • Transizione digitale: portare la banda larga nelle frazioni e negli insediamenti sparsi del territorio peri-urbano e rurale sfruttando le specifiche risorse previste dal PNRR per le aree grigie e bianche a fallimento di mercato; supportare e promuovere la digitalizzazione dei servizi e la formazione degli operatori economici;

Innovazione e lavoro: il Comune deve lavorare in sinergia con l’Università e le imprese per promuovere e attrarre l’insediamento di attività di ricerca e di innovazione e la formazione del capitale umano, che è la base di qualsiasi sviluppo, creando i presupposti per l’inserimento lavorativo sul territorio dei neo laureati e l’avvio di nuove realtà imprenditoriali nel campo del digitale, dell’economia circolare, della bioeconomia, del biomedicale e di tutti gli ambiti connessi con la transizione ecologica ed energetica.