Intervento di Enrico Ottolini
Nell’occasione della discussione dell’Odg sulla pace ho voluto portare in Consiglio le parole di due figure che hanno qualcosa da dire, sulla pace e sulla guerra: una è Katherina Lanko, pacifista ucraina che è intervenuta in varie città italiane, insieme ad altre due pacifiste, una bielorussa e l’altra russa. “Non sappiamo quanti sono gli obiettori e disertori arrestati, li spediscono direttamente in battaglia. Tanti ucraini vorrebbero aiutare il paese, ma non con la violenza. C’è da aiutare tanta gente, dagli anziani soli a chi ha perso la casa, però non ci sono alternative all’arruolamento”. La scelta degli obiettori e dei disertori è da sostenere, non l’unica possibile, ma quella che, osteggiata sia in Ucraina che in Russia, consentirebbe di aprire nuovi spazi di dialogo e di pace.
L’altra figura è mio papà. Ottant’anni fa, nel febbraio del 1943 si trovava proprio in quelle zone, tra l’Ucraina e la Bielorussia, con altre migliaia di soldati italiani. Era quello che restava di un esercito aggressore, sconfitto dagli aggrediti, che quella volta erano i russi. Circa un mese prima, il 17 gennaio del 1943, si trovava in un villaggio vicino a Podgornoje. “Sono appena entrato in un’isba quando nel buio sento la voce di quel sottotenente modenese che avevo a Rossoch, il quale chiede dei volontari per un’azione. Potrei starmene tranquillamente nascosto nell’isba e nel buio; invece esco e mi unisco ai volontari. Dicono che occorre uscire dal villaggio per un’azione contro dei Russi e chi ci comanda di andare là promette rinforzi. Facciamo circa 4 km fuori dal villaggio ed arriviamo in un punto dove altri alpini tengono prigionieri dei civili russi e li fanno lavorare: devono tenere libera la pista dalla neve, con scope e pale. La nostra, dunque, non è un’azione di guerra, ma vigliaccheria: si tratta di tenere prigionieri uomini anziani, donne e bambini ai quali gelano il naso e le orecchie. Li facciamo lavorare, ma il vento e la neve, che cade abbondante, rendono inutile il nostro lavoro. La morsa del gelo ha già preso anche noi e non sappiamo più quello che facciamo.” Se la logica della guerra si impadronisce della nostra mente, e delle nostre parole e delle nostre azioni, allora anche oggi è alto il rischio che “non sappiamo più quello che facciamo”.
Testo dell’Odg approvato il 27.02.2023: clicca qui.