I fatti di violenza registrati tra i giovani anche in questi giorni sono reali e preoccupanti, ma è evidente la strumentalizzazione dei partiti di destra, impegnati in modo ossessivo ad alimentare il clima di panico che stanno già sperimentando da decenni sul fenomeno immigrazione, senza risolverlo. Anche l’uso della parola “baby-gang”, pur efficace dal punto di vista mediatico, è del tutto inappropriata a descrivere il fenomeno di gruppi giovanili senza ruoli strutturati e senza un orientamento specifico a compiere reati. È una parola che oltretutto rischia di alimentare ulteriormente gli episodi di violenza, a seguito di meccanismi di identificazione e di emulazione.

Europa Verde non nega il fenomeno della violenza giovanile, registra positivamente l’aumento di controlli da parte delle forze dell’Ordine e una presenza più assidua dell’educativa di strada, ma ritiene che la politica debba allargare lo sguardo ad uno spettro ben più ampio di soluzioni.

A Parma è già attiva una molteplicità di soggetti che si occupano di adolescenza e di disagio e sono in grado di capire la reale entità e caratteristiche dei fenomeni di violenza. È noto che la crisi degli adolescenti si sia inasprita dopo il covid: gli indicatori nazionali e i dati della Neuropsichiatria descrivono un incremento notevole delle condotte legate ad impulsività, atti autolesivi, disturbi del comportamento alimentare, tentativi di suicidio, ed isolamento sociale.  

Si tratta quindi di analizzare il contesto e i bisogni più profondi dei ragazzi che hanno condotte violente: spesso reagiscono ad un senso di minaccia che avvertono per la loro comunità, oppure hanno l’idea di riparare ad una ingiustizia. Quelli di famiglie che offrono loro strumenti di costruzione della propria identità sociale, riescono a reagire positivamente alle crescenti difficoltà di questo periodo storico. Gli altri restano esclusi. Per questi ultimi, cresce l’umiliazione e la frustrazione, che non può che suscitare rabbia e un esasperante bisogno di affermarsi. Non dimentichiamo inoltre che molti ragazzi sono privi di genitori e sono arrivati da poco nel nostro territorio da zone dove la violenza è ampiamente diffusa. Inoltre, parallelamente a questi, esiste una maggioranza di adolescenti che esprime il proprio disagio prevalentemente con remissività e isolamento: fenomeni non meno problematici.

Oggi è indispensabile rafforzare la rete dei soggetti che si occupano di adolescenti, in modo che si agisca sinergicamente, coordinando centri giovani, servizi sociali, cooperative, tribunale, associazioni, enti formativi, parrocchie, società sportive e ricreative. Le iniziative da rilanciare sono tante, ad esempio l’uso degli spazi scolastici nella fascia pomeridiana per attività di prevenzione dell’abbandono scolastico o percorsi di apprendistato che portino i ragazzi ad entrare gradualmente ma più velocemente nel mondo del lavoro. Gli interventi devono avere l’impronta della coerenza e dell’esempio che si vorrebbe insegnare ai ragazzi stessi, con interventi forti per la costruzione di un sentimento di alleanza.