Europa Verde Parma ha appreso con molta preoccupazione la notizia che il Progetto per la rinaturazione del fiume Po è stato prima bloccato, poi “rimodulato”, con il rischio di perdere proprio le sue caratteristiche più qualificanti. Si tratta di interventi per ben 357 milioni di €, che dovrebbero ridurre l’artificialità dell’alveo del Grande Fiume per 50 km, in modo coerente con la Strategia Europea per la biodiversità, e realizzare almeno 337 di bosco e 1500 ettari di aree umide.

Con il PNRR l’Italia si è impegnata a raggiungere obiettivi misurabili da rendicontare ogni sei mesi all’Europa, al fine di ottenere il rilascio della rata dovuta semestralmente. Il blocco del più importante progetto per la biodiversità mette a rischio anche gli altri fondi del Piano, a partire dalla rata di 25 miliardi prevista a giugno 2024. Inoltre, l’incapacità di realizzare un progetto così importante pone l’Italia fuori dagli indirizzi dell’Unione Europea. 

Purtroppo, mentre nel resto d’Europa i fondi per i progetti di riqualificazione dei fiumi riescono ad essere utilizzati in modo proficuo per rendere i corsi d’acqua più naturali e più sicuri, in Italia ci si continua a scontrare con chi considera proprietà privata il demanio idrico e pretende di continuare ad utilizzarlo al di fuori delle regole.

È particolarmente grave che proprio il Ministero dell’Agricoltura, anziché difendere gli usi collettivi ed ecosistemici del Po, faccia proprie le critiche pretestuose di una parte del mondo agricolo. Vengono ripescate antiche chimere come la bacinizzazione e si vogliono difendere i privilegi di agricoltori, pioppicoltori e cacciatori che pagano affitti irrisori per i terreni golenali del Po, utilizzandoli spesso abusivamente.

Il territorio della provincia di Parma è interessato da una parte consistente del progetto di rinaturazione e questa, per Europa Verde è veramente un’occasione unica per la riqualificazione del nostro territorio. Non si può assistere passivamente ad un ridimensionamento del progetto. Europa Verde annuncia quindi di avere chiesto un incontro con AIPO per approfondire la questione, e sollecita tutte le forze politiche locali a reagire al blocco del progetto.

Il demanio idrico va restituito alla collettività e al fiume Po, per garantire la salvaguardia dei servizi ecosistemici che ci consentono di riequilibrare il danno delle pressioni antropiche che subiamo in pianura padana.