Europa Verde registra con grande soddisfazione la presenza di un folto pubblico alla presentazione del contratto climatico, venerdì 10 novembre al Ridotto del Regio. La sottoscrizione del contratto da parte di ben 46 soggetti diversi, tutti decisivi nello sviluppo della città, rende evidente il senso di responsabilità e la disponibilità ad essere protagonisti della transizione ecologica in una città che si vorrebbe leader in ambito europeo.
Come forza politica presente in Consiglio comunale, Europa Verde si chiede tuttavia se questa Amministrazione sia all’altezza di aspettative così rilevanti. Di certo non lo è stata l’amministrazione precedente, che inchioda Parma ad un desolante 0,05% di riduzione annuale delle emissioni, secondo l’ultimo monitoraggio effettuato nell’ambito del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima. E purtroppo la Giunta Guerra, anziché analizzare criticamente le ragioni del fallimento del PAESC, lo ripropone tale e quale, assumendo una riduzione del 43,9% delle emissioni, quando si è raggiunto il 12%, attribuibile in buona parte al solo efficientamento dei veicoli e quindi a processi che non consentono a Parma di distinguersi da altre città.
I dati ci dicono che il 100% di riduzione delle emissioni al 2030 richiede cambiamenti profondi nella città. Si tratta di cambiamenti che implicano un miglioramento della qualità della vita, nuove occasioni di sviluppo economico e una grande spinta all’innovazione. Ma Europa Verde non vede questa spinta nelle politiche comunali, quando si destinano ancora finanziamenti a favore del trasporto privato su gomma, con nuove strade e parcheggi senza neppure l’installazione di pannelli fotovoltaici (ad esempio quello da 216 stalli in via di realizzazione all’ex Cral Bormioli), si punta ad un incremento del traffico aereo, si preferisce consumare suolo anziché puntare alla rigenerazione urbana (ad esempio il polo logistico Paradigna), si cementificano aree verdi (ex-Eridania, Vecchi Mulini, via Bocchi, ecc.) e su obiettivi come quello delle piste ciclabili, filovie elettriche e bike sharing, non si è arrivati ad attuare nemmeno quanto previsto dal PUMS per il 2025. Così come non è accettabile che non sia stato dato seguito a quanto approvato dal Consiglio comunale quasi un anno fa sull’elaborazione di un bilancio climatico.
Senza un cambiamento evidente nelle politiche del Comune, la neutralità climatica non sarà raggiunta nemmeno al 2050.